Protagonista dell’articolo di oggi è un particolare coronamento tipico delle facciate delle chiese sarde, in particolare di quelle edificate dalla fine del ‘500 in poi. Si tratta delle Lucerne di Carabiniere, ovvero il caratteristico timpano “a doppia inflessione” diffuso in tutta l’isola e presente in edifici religiosi quasi sempre rispondenti ad un ben determinato modello ecclesiastico secondo una ben precisa connotazione controriformista. Difatti tali elementi si ritrovano in particolare in chiese ad aula unica con cappelle laterali costruite entro i contrafforti (particolare, quest’ultimo, da tenere bene a mente) e caratterizzate dall’abside di dimensioni pari alla navata, segno ormai di un avvenuto superamento dei modelli tardo-gotici che prevedevano l’abside con un’apertura di dimensioni minori rispetto alla navata per consentire l’apertura di nicchie o l’elevazione di piccoli altari ai lati della “Capilla Mayor”.

La lucerna di carabiniere nella Chiesa di Santa Chiara

Cattedrale di Sassari (immagine da Wikipedia)

La maggior parte di queste chiese si presenta inoltre priva di cupola, anche se non mancano eccezioni, soprattutto in chiese la cui facciata è posteriore temporalmente all’edificazione dell’edificio; si pensi alla chiesa di Sant’Eulalia, a quella di Santa Lucia in Marina e a quella di Santa Teresa. Come detto, non si tratta di un elemento esclusivamente cagliaritano anzi, gli esemplari più significativi del coronamento a doppia inflessione possono essere riscontrati in altri edifici isolani e l’esempio più fulgido e noto è sicuramente quello della facciata della Cattedrale di San Nicola a Sassari, ma è notevole anche l’esempio della Cattedrale di Ales. L’esempio più ampio a livello dimensionale è rappresentato dalla chiesa di San Leonardo a Villanova Monteleone.
Ma qual è l’origine della “Lucerna di Carabiniere”? Non esiste una vera e propria storia riguardo questo particolare tipo di coronamento tipico della Sardegna. Una prima spiegazione potrebbe provenire dall’estensione verso le chiese con timpano a doppia inflessione dell’interpretazione – ripresa da Aldo Sari in “Architettura Tardogotica e d’Influsso Rinascimentale” – che Corrado Maltese e Renata Serra propongono per le chiese con frontone circolare e alette laterali ascendenti (come nel caso del San Sebastiano di Sorradile), ovvero una riduzione bidimensionale di un prospetto barocco con corpo centrale avanzato racchiuso tra due ali concave. Una semplificazione di tale modello potrebbe infatti coincidere con le lucerne di carabiniere presentanti una doppia inflessione con le ali laterali ascendenti (a differenza delle lucerne che si concludono in modo piatto nelle porzioni laterali).

Una seconda ipotesi potrebbe vedere nella lucerna di carabiniere una reinterpretazione di motivi di epoca romana, legati soprattutto all’ambito funerario. Se si presta particolare attenzione ad alcuni esempi di lucerna di carabiniere, si noterà infatti che sono caratterizzati dall’avvicinarsi di due volute all’interno della parte superiore (nelle curve delle quali sono spesso presenti decorazioni vegetali) e da due volute arricciate verso l’esterno nelle ali laterali. Tali elementi possono essere riscontrati in steli sepolcrali di epoca romana, come quelle presenti nella Necropoli di San Saturnino, o come quelle provenienti da Pirri, dall’area Archeologica di San Lucifero e dal Viale Regina Margherita custodite nel Museo Archeologico Nazionale. Bisogna infatti tener presente il contesto in cui molte di queste architetture hanno visto la loro edificazione ovvero il primo XVII secolo, quando – nella lotta tra l’Arcidiocesi di Cagliari e quella di Sassari per il primato relativo al maggior numero di Santi Martiri – i primi scavi archeologici riportarono in luce molte altre steli simili e diedero nuova ispirazione per i canoni architettonici. Resta pur tuttavia una forte distanza interpretativa tra quello che è l’ambito religioso controriformista e quello che fu il contesto funerario pagano di epoca romana, sebbene la vicinanza delle forme sia notevole e – come vedremo più avanti – il timpano a doppia inflessione delle steli funerarie romane tornerà a comparire dal XIX secolo nelle lapidi funerarie dei cimiteri di tutta l’Isola.

Museo Archeologico Nazionale: steli funerarie con coronamento a doppia inflessione e rosette laterali. A sx da Viale Regina Margherita, al centro da San Lucifero, a dx da Pirri

Necropoli di San Saturnino, steli funerarie con coronamento doppio-inflesso

Secondo Renato Salinas (L’evoluzione dell’architettura in Sardegna nel seicento, nella raccolta “Studi Sardi” del1958-59) invece la Lucerna di Carabiniere deriva dall’assecondamento della linea architettonica della volta in un modello che rappresenta la perfetta coincidenza tra esterno e interno. Questa ipotesi, ancor più calzante, è un esempio valido per quelle chiese in cui l’apice della facciata, e dunque del coronamento a doppia inflessione, combacia con il colmo della volta. Ma, come vedremo, non sempre la lucerna di carabiniere si sviluppa alla stessa altezza della volta, spesso infatti si eleva rispetto alla retrostante copertura, fermo restando che la teoria del Salinas rimane ancor oggi quella più valida.
Questa terza ipotesi, è ancor più valida se si fa riferimento non solo all’assecondamento in facciata dell’andamento della volta, bensì all’inclusione nella facciata delle forme dei contrafforti laterali. Se si prendono in esame alcune chiese cagliaritane, ed in particolar modo la chiesa di Santa Restituta, si può infatti osservare come la forma prevista per i contrafforti laterali (entro i quali sono ricavate le cappelle, e mai sporgenti dalla fiancata dell’edificio) sia quella di un elemento che, dal colmo della volta, prosegue verso il basso con una curva sinuosa per poi risollevarsi secondo un andamento ascendente fino al limite del contrafforte. Lo stesso andamento, accostato all’arcata della volta, caratterizza infatti la facciata a lucerna di carabiniere, anche nel caso in cui essa venga sollevata in altezza rispetto alla copertura dell’edificio, proprio come avviene nella Chiesa di Santa Restituta.

Santa Restituta, facciata e contrafforti

Pertanto la caratteristica forma potrebbe derivare dall’inclusione nella facciata dei due contrafforti laterali a ridosso dei quali si trovano le cappelle o – in alcuni casi – dei vani di servizio sovrastati dagli accessi ad una cantoria. La tesi del Salinas si dimostra ancor più veritiera quando si prendono in esame le testate dei transetti in chiese come Santa Teresa in Marina (anch’essa presentante una lucerna di carabiniere nella facciata) e quello di San Lucifero (come appariva fino ai restauri degli anni ’30, quando la linea a doppia inflessione venne trasformata in un terminale a capanna per un rifacimento della copertura) o ancora l’esterno delle cappelle radiali della Chiesa di San Michele Arcangelo, oltre alla sua Sacrestia. In questi casi infatti, pur non trattandosi dei prospetti principali, la ricerca di una certa eleganza e completezza formale si accompagna all’assecondamento delle forme architettoniche, sia di copertura che di sostegno laterale.

 

L’inclusione dei contrafforti (in rosso) nella facciata all’origine della caratteristica forma della Lucerna di Carabiniere

Vediamo ora, quartiere per quartiere, gli esempi cagliaritani di Lucerne di Carabiniere e alcuni brevi resoconti degli edifici in cui sono presenti o di quelli ormai scomparsi.

Basilica di Santa Croce

In Castello, l’unico esempio di lucerna di carabiniere, peraltro non del tutto riconoscibile, è costituito dalla Basilica di Santa Croce, costruita a partire dal 1503 sul sito dove un tempo sorgeva la sinagoga e ingrandita nel 1661 grazie ai lasciti della Marchesa Anna Brondo di Villacidro. Il terminale della facciata riprende il motivo del timpano a doppia inflessione, ma l’inserimento all’interno della parte superiore di un ampio riquadro diviso in tre specchi da quattro lesene fa percepire quelli che sono gli elementi laterali discendenti della lucerna di carabiniere come le ali laterali di una facciata a salienti. A confermare invece il fatto che si tratti di una lucerna di carabiniere provvede il terminale con volute centrali. La facciata, nel suo aspetto attuale, potrebbe in effetti essere il frutto di un rimaneggiamento successivo alla costruzione, e una prima facciata poteva presentare appunto una lucerna di carabiniere più pura a livello formale e immediatamente riconoscibile. Ciò giustificherebbe anche le forti differenze tra la parte bassa della facciata, completamente liscia e dunque più adatta a venir completata dal timpano a doppia inflessione e dove l’unico rilievo è costituito dal portale, e la parte superiore movimentata da lesene, cornici e oculi, oltre all’ampia finestra quadrangolare aperta sul cielo.

Basilica di Santa Croce, l’ordine superiore del prospetto

Fuori dalle mura di Castello, nella parte più alta di Stampace ovvero il Buoncammino, si trova la chiesa di San Lorenzo (co-intitolata appunto alla Madonna del Buon Cammino oltreché a San Pancrazio). La primitiva chiesetta romanica a due navate, un unicum nel cagliaritano, risale al primo quarto del XII secolo e originariamente presentava due absidi, eliminate nel corso di un successivo rimaneggiamento.

Chiesa di San Lorenzo

Infatti l’edificio venne sottoposto a un ampliamento nel XVIII secolo, con l’aggiunta di tre cappelle per ogni navata e di un avancorpo voltato a botte e preceduto da un portico nel quale si apre un portale di fattura ancora gotica (verosimilmente aggiunto nel corso del XV secolo alla facciata romanica) fortemente ispirato al portale del braccio sud del Transetto del Duomo. Se si guarda il corpo aggiunto escludendo il portico, appare ancora più evidente come il motivo della lucerna di carabiniere derivi dalle caratteristiche strutturali degli edifici e non da una reinterpretazione di caratteri arcaici o da stilemi barocchi reinterpretati in forme semplificate. Nella Chiesa di San Lorenzo, infatti, la doppia inflessione della facciata rispecchia in pieno quella che è la struttura architettonica, e l’assenza di modanature rende ancor più evidente come la forma a lucerna di carabiniere segua l’andamento della volta centrale e dei contrafforti laterali. Torneremo su questa parte della chiesa di San Lorenzo anche in un successivo articolo, che spero di pubblicare a breve.

Sempre in Stampace e appena al di fuori delle mura di Castello, stavolta però al di sotto del Cammino Nuovo, sorge la Chiesa di Santa Chiara. La chiesa venne eretta sul finire del XVII secolo – come attesta una lapide sull’ingresso laterale, che riporta anche l’antica intitolazione “S. MARGARITA V.M. 1690” – su una chiesa preesistente e facente parte del convento di clausura oggi in fase di recupero ma ormai quasi scomparso in seguito ai bombardamenti del 1943, e citato dalle fonti già a partire dal XIV secolo. La facciata della Chiesa di Santa Chiara, nelle sue forme purissime, mostra uno dei più significativi esempi di lucerna di carabiniere nel quale però la linea formata dalla modanatura viene interrotta nella parte sommitale per ospitare il basamento per la croce posta in cima alla facciata. Ai lati di questo piccolo basamento, i due elementi laterali del cornicione, formanti la lucerna, si sviluppano a partire da due volute interne alla linea di prospetto per terminare con due volute esterne al di sopra dei contrafforti. Il cornicione si staglia sull’intonaco bianco della facciata nelle sue tonalità calde tipiche della pietra cantone in cui è stato realizzato.

Chiesa di Santa Chiara

 

Santa Restituta

Non distante dalla chiesa di Santa Chiara, un altro fulgido esempio di terminale a lucerna di carabiniere è presente nella facciata della Chiesa di Santa Restituta. Costruita nel secondo quarto del XVII secolo, la chiesa sorge sull’ampio ambiente ipogeico della Cripta di Santa Restituta, che fu luogo di prigionia e martirio della Santa madre di Sant’Eusebio di Vercelli. Si è parlato della Cripta e di Santa Restituta anche in un articolo precedente dedicato alle madri cagliaritane.
La facciata della Chiesa mostra forti analogie con la facciata della Basilica di Santa Croce, per la presenza del portale sormontato da un timpano spezzato e con l’oculo circolare in asse (occluso e sostituito da un’apertura a lunetta nella Basilica), e ciò potrebbe essere la dimostrazione di un avvenuto rimaneggiamento nella facciata della Basilica, pur reimpiegando la caratteristica forma del terminale. Nella Chiesa di Santa Restituta, come anche in quella di Santa Chiara, il cornicione non segue ininterrottamente la linea a doppia inflessione del timpano ma si sviluppa in due elementi laterali originati dalle due volute sommitali. Tra le due volute, in luogo del basamento per la Croce, vi è uno stemma (abraso) sormontato da una corona e sorretto da una mensola ornata da rosette. Le due ali laterali, che riprendono la linea dei contrafforti, sono anch’esse concluse da due piccole volute, poggianti però sul cornicione e non originate dalla sua curvatura.

Chiesa di Santa Restituta, il coronamento a Lucerna di Carabiniere

Chiesa di Sant’Efisio

Vicinissima alla Chiesa di Santa Restituta, la Chiesa di Sant’Efisio è una dimostrazione della fortuna che la lucerna di carabiniere conobbe anche in età sabauda. La Chiesa di Sant’Efisio venne infatti ricostruita – in sostituzione della chiesa precedente di cui rimane il campanile – secondo dettami tipici del tardobarocco piemontese nella seconda metà del ‘700. L’esterno si caratterizza per il piacevole contrasto della superficie intonacata con le calde tonalità della pietra cantone lasciata a vista nelle modanature, sia quelle poco rilevate delle aperture, sia i cornicioni fortemente aggettanti. Il coronamento riprende il tema della lucerna di carabiniere, ma reinterpretandolo secondo uno stile che ne esaspera le curvature contenendole in uno spazio più stretto e più alto di quello tipico delle lucerne di carabiniere d’epoca spagnola.

Sant’Efisio, altare maggiore

Il risultato è una maggiore inflessione della modanatura che parte dalle due ampie volute centrali per collegarsi a due piloni laterali in sostituzione della voluta terminale tipica degli esempi più antichi. Le volute centrali sono collegate tra loro da un festone con un effetto che replica su scala maggiore, e con volute inverse, i capitelli ionici delle paraste presenti nei due ordini inferiori della facciata. Tra le volute si innalza il supporto per la croce in ferro battuto, apparentemente semplice ma caratterizzata da tre elementi che riassumono l’agiografia di Sant’Efisio: la spada e l’elmo del guerriero romano e la palma del martirio del cristiano. La lucerna di carabiniere della chiesa di Sant’Efisio trova inoltre una sua precisa corrispondenza anche all’interno: difatti, nell’altare maggiore – opera di Giovanni Battista Franco della fine del ‘700 – è presente una nicchia ospitante il simulacro del Santo incorniciata da una modanatura che si sviluppa in una cimasa mistilinea tipica di un linguaggio ormai volto al rococò e che, in modo involontario, replica le curvature della lucerna di carabiniere esterna.

Lasciata la Chiesa di Sant’Efisio e l’omonima via, si può percorrere la via Azuni fino a raggiungere l’imponente facciata della Chiesa di San Michele Arcangelo, realizzata tra il 1674 e il 1712 grazie ad un lascito dell’avvocato Francesco Angelo Dessì (come già raccontato nell’articolo sui busti commemorativi). Non è però la splendida facciata barocca a ricoprire un ruolo importante in quest’articolo, bensì l’esterno della Cappella di San Francesco Saverio e l’esterno della meravigliosa Sacrestia (dichiarata Monumento Nazionale nel 1900), entrambi prospettanti sulla Via Ospedale. Si tratta di due esempi di come la lucerna di carabiniere abbia una sua origine nella struttura stessa dell’edificio, ovvero con l’assecondamento delle linee della volta a botte e dei relativi contrafforti sui prospetti esterni degli edifici. Sia l’esterno della Cappella di San Francesco Saverio che l’esterno della Sacrestia presentano infatti il classico coronamento a doppia inflessione, sottolineato da una modanatura sobria ma visivamente efficace e che – in assenza delle volute centrali e laterali – mostrano in pieno lo stretto legame con la volumetria degli ambienti retrostanti.

Chiesa di San Michele Arcangelo: a sx la lucerna nell’esterno della Cappella di San Francesco Saverio, a dx all’esterno della Sacrestia

San Pietro dei Pescatori, campanile.

Tra le chiese di Stampace è presente anche un caso singolare di lucerna di carabiniere, ovvero un unico esempio in cui questo elemento terminale non venne apposto su una facciata bensì su un campanile. Si tratta appunto del campanile a vela della Chiesa di San Pietro dei Pescatori. L’edificio è ancora intatto nelle sue forme e volumetrie di epoca romanica, seppur con qualche rimaneggiamento postumo; il campanile invece mostra chiaramente i segni di una rielaborazione seicentesca soprattutto per quanto riguarda l’inserimento del terminale a lucerna di carabiniere a sostegno dell’esilissima Croce in ferro battuto. Il coronamento a doppia inflessione è percorso da una lievissima modanatura piatta che ne segue l’andamento e che non si risolve mai nelle volute tipiche delle facciate, proseguendo invece fino al ricongiungimento con la cornice sottostante che separa il terminale dalle due luci entro le quali sono installate le campane.

Un’ultima lucerna di carabiniere nel quartiere di Stampace era inoltre presente nella scomparsa chiesa di San Nicolò dei Napoletani, demolita nella seconda metà del XIX secolo e nota anche come San Nicolò in Campidoglio poiché costruita – in seguito a un voto fatto dal Principe Pignatelli, il cui stemma campeggiava sulla facciata – nell’attuale Piazza del Carmine, sede appunto del Foro cagliaritano in epoca romana del quale vennero rinvenute importanti tracce nel corso della realizzazione della piazza e in particolare durante la costruzione del Palazzo delle Poste e negli scavi di via Malta.
La facciata della chiesa di San Nicolò presentava una lucerna di carabiniere insolita rispetto alla tradizione sviluppatasi a Cagliari: il coronamento a doppia inflessione – originato dalle due consuete volute centrali, si sviluppava fino alle due volute laterali senza però seguire la sola linea di volta e dei contrafforti, bensì proseguendo con un’ulteriore curvatura fino a raggiungere i terminali laterali della facciata conclusi da altre due volute. L’aspetto del coronamento era quindi più movimentato rispetto alla serena doppia inflessione di altri edifici religiosi cagliaritani con un effetto che richiamava l’andamento della facciata del Santuario di Bonu Ighinu a Mara (SS) piuttosto che i modelli sviluppati nell’area campidanese e, in generale, nel meridione dell’Isola.

La Chiesa di San Nicolò dei Napoletani in due foto d’epoca

Il quartiere Marina ospitava anch’esso diverse lucerne di carabiniere, sei in tutto. In una precisione quasi assurda prevista dal fato e dalla mano dell’uomo, delle sei lucerne oggi ne rimangono solo due; altre due sono scomparse in seguito a rifacimenti delle facciate e le ultime due sono state distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Santa Teresa, il prospetto

Delle due Lucerne di Carabiniere superstiti, quella nell’ex Chiesa di Santa Teresa in Marina – riadattata nel dopoguerra per ospitare l’Auditorium – è la più antica e quella che segue maggiormente il canone di riferimento per questo particolare tipo di coronamento. Una piccola lapide incastonata sopra il portale attesta la conclusione della costruzione al 1691, sebbene nel 1861 il Canonico Spano nella sua “”Guida della Città di Cagliari” descrivesse un interno ancora incompleto, con due soli altari in stucco nelle cappelle laterali e i frammenti di un altare maggiore ancora da comporre. L’esterno è armonico e diviso in due ordini da un robusto cornicione su un fregio classicheggiante con triglifi e metope. L’ordine inferiore è inoltre diviso in quattro specchi da lesene culminanti in capitelli anch’essi classici. Al centro dello specchio centrale si apre l’ampio portale sormontato da una cornice che riprende su scala ridotta il fregio del cornicione. L’ordine superiore è invece composto dal caratteristico timpano a doppia inflessione che, in contrasto con la suddivisione dell’ordine inferiore, occupa l’intera ampiezza del prospetto. Le due volute centrali dal quale si origina la modanatura che ne segue il profilo sono separate dallo stemma della Compagnia di Gesù, a cui si deve l’edificazione della chiesa e dell’attiguo convento (ora spazio culturale Ex-Art). Le volute laterali invece non sono formate dalla curvatura della modanatura, ma sono originate dall’arricciarsi della sua parte superiore.

Chiesa di Santa Teresa, ora Auditorium: il coronamento a lucerna di carabiniere

Santa Teresa, il transetto

La Chiesa di Santa Teresa, come già detto in precedenza all’inizio dell’articolo, offre inoltre la possibilità di mostrare come la Lucerna di Carabiniere rifletta nel prospetto quella che è la struttura dell’ambiente retrostante. Nella fiancata di Via Principe Amedeo si affaccia infatti la testata del braccio sinistro del transetto. Qui la linea semicircolare della volta si fonde con quelle laterali delle strutture di rinforzo a formare appunto il caratteristico coronamento. L’assenza di modanature e decorazioni rende ancora più immediata l’interpretazione delle varie componenti strutturali che danno origine a questi caratteristici prospetti.

Lasciando la fiancata della Chiesa di Santa Teresa e percorrendo in salita la via Principe Amedeo, si arriva in via Torino, dove è possibile osservare una diversa interpretazione della lucerna di carabiniere realizzata in epoca sabauda al termine della facciata della Chiesa di Santa Rosalia. La struttura è il risultato di una serie di ampliamenti operati sull’originario oratorio quattrocentesco a partire dalla metà del XVII secolo. Il prospetto si deve all’ingegnere militare piemontese Augusto della Vallea, progettista che concluse gli ampliamenti della Chiesa e che progettò anche il portico che la collegava al Convento dei frati Minori Osservanti, trasformato nella metà dell’800 nella sede del Comando Militare della Sardegna e dunque oggi molto differente dal suo aspetto originario. Secondo il progetto del Della Vallea infatti il Convento presentava un prospetto che ricalcava fedelmente quello della Chiesa, ponendo come asse di simmetria proprio il portico di collegamento. Tra il portico e la Chiesa è presente anche uno pseudo-campanile, con un coronamento movimentato che in origine doveva apparire più slanciato e che oggi risulta appiattito da superfetazioni posteriori. Anche lo pseudo-campanile aveva un suo corrispondente sul lato sinistro del portico, per cui l’intero prospetto del complesso era diviso in cinque parti e composto dai due corpi laterali formati dal Convento e dalla Chiesa, dai due elementi a sviluppo verticale ai lati del portico, e dal portico stesso.

Chiesa di Santa Rosalia

La facciata della Chiesa ha un aspetto elegante nella sua sobrietà ispirata ai canoni del barocchetto piemontese sottoposto ad una sostanziale semplificazione di forme che sembra quasi rispecchiare una connotazione coloniale. I due ordini inferiori sono divisi in tre specchi da lesene con singolari capitelli lisci. Negli specchi laterali sono presenti quattro nicchie, delle quali solo le due superiori ospitano sculture, raffiguranti Sant’Antonio da Padova e San Bonaventura. Negli specchi centrali si trovano il bel portale timpanato e l’ampio finestrone in asse. Il coronamento è formato da un timpano a doppia inflessione che, come detto, è una singolare reinterpretazione del coronamento a lucerna di carabiniere con alcune licenze che ne fanno un unicum assai originale. Il cornicione che ne segue il profilo non è infatti interrotto da alcuna voluta e prosegue lineare a partire dagli obelischi posti sopra le paraste laterali subendo però una brusca svolta nella curvatura in corrispondenza degli assi delle lesene centrali. Ciò origina un angolo assai marcato, ben distante dallo sviluppo armonico e lineare delle lucerne di carabiniere di epoca spagnola, ma sempre equilibrato ed efficace nel suo impatto visivo. Al centro della lucerna di carabiniere, a conferma del fatto che il coronamento ormai non seguiva più l’andamento della struttura retrostante – come accadeva in epoca spagnola – è aperto un simbolico oculo circolare che offre alla vista uno scorcio sul cielo, coerentemente con la stessa scelta stilistica operata con l’uso di un’apertura quadrata nella Basilica di Santa Croce.

Chiesa di Santa Rosalia, il terminale a lucerna di carabiniere

Santa Rosalia, Portico dell’Immacolata

Anche il portico presenta una forte ispirazione al motivo della lucerna di carabiniere. Al di sopra dell’ampia nicchia ospitante la scultura dell’Immacolata Concezione, la struttura soprastante il portico si sviluppa ulteriormente in altezza (sebbene anche qui le superfetazioni laterali impediscano oggi di godere dello slancio verticale originario) e culmina in un timpano a doppia inflessione al centro del quale è incastonata una raggiera con una ghirlanda centrale. Le due ali laterali formano dunque una lucerna di carabiniere, caratterizzata però da un’inflessione più marcata e morbida che anticipa di oltre due secoli l’andamento a “colpo di frusta” tanto caro all’architettura e al decorativismo dell’Art Nouveau.

Delle due lucerne di carabiniere, nel quartiere Marina, scomparse a seguito di rifacimenti di facciata (come narrato in un precedente articolo), la prima a venire eliminata per adeguare la chiesa ad un nuovo canone stilistico di ispirazione neomedievale fu quella della Chiesa di Sant’Eulalia.

La chiesa di Sant’Eulalia prima del 1914

Eretta nella seconda metà del XIV in stile gotico-catalano, la Chiesa di Sant’Eulalia sorge su un’incredibile stratificazione archeologica: al di sotto della chiesa si trova infatti un’importante area archeologica di epoca romana, e la stessa chiesa venne costruita sopra un precedente edificio religioso duecentesco. La chiesa subì, nel corso dei secoli, diversi rimaneggiamenti, ai quali si deve l’impianto della cupola rinascimentale, l’ampliamento e lo sviluppo verticale del campanile in epoca barocca, l’erezione degli altari barocchi e tardo-barocchi, e un definitivo quanto malaugurato stravolgimento degli esterni in chiave neogotica nel 1914. Prima dei lavori di rifacimento della facciata – che oggi si presenta a capanna con una teoria di archetti pensili a sostegno della cornice e con il meraviglioso rosone recuperato durante i restauri, prima occluso da una più semplice apertura mistilinea – il prospetto si presentava altrettanto semplice, ma era caratterizzato dalla piacevole curva a doppia inflessione del coronamento il cui cornicione era realizzato senza soluzione di continuità e univa tra loro le due paraste che separavano il prospetto vero e proprio dai due contrafforti laterali disposti diagonalmente rispetto alla facciata.

San Francesco di Paola, fine anni ’20

Anche la Chiesa di San Francesco di Paola, il cui prospetto venne rifatto nel 1933 (faccio ancora riferimento all’articolo sulle modifiche alle facciate cagliaritane), originariamente presentava un coronamento a lucerna di carabiniere. Il sobrio coronamento non era originato da volute e terminava in corrispondenza della parasta destra e del limite di facciata del palazzo che sorgeva alla sua sinistra. All’interno del coronamento era presente un riquadro fasciato da una semplice cornice in pietra a vista che richiamava le analoghe aperture presenti a Santa Croce e a Santa Rosalia, senza però presentarsi aperto. Al di sotto del riquadro si apriva inoltre un’ampia finestra a lunetta che, nella sua forma perfettamente semicircolare sottolineata da una sottile cornice su peducci, mostrava un chiaro rapporto col timpano a doppia inflessione per quanto riguarda la parte centrale che seguiva l’andamento della volta. Il bel portale della Chiesa era affiancato da quattro semicolonne corinzie sorreggenti una trabeazione su fregio liscio. Al di sopra del portale era inoltre presente un timpano che, nelle sue forme, richiamava anch’esso la lucerna di carabiniere, stavolta secondo il classico canone originante dalle due volute centrali e culminante nelle volute laterali, con la sola differenza di un più marcato sviluppo verticale onde poter ospitare al suo interno un riquadro istoriato a bassorilievo.

Una delle perdite più significative nel patrimonio artistico cagliaritano, provocata dai bombardamenti alleati del 1943, è avvenuta con la devastazione della Chiesa di Santa Caterina dei Genovesi (o dei Santi Giorgio e Caterina), nella via Manno. Il bellissimo prospetto della chiesa era diviso in due ordini da una robusta trabeazione sorretta da lesene originariamente di gusto dorico, poi rivisitate in stile jonico.

Santa Caterina dei Genovesi, il prospetto

Al centro della facciata si apriva il meraviglioso portale barocco caratterizzato dalle due colonne tortili sorreggenti la trabeazione sulla quale si innestava un fastigio ospitante lo stemma di Genova (oggi esposto nel prospetto della Chiesa Nuova dei Santi Giorgio e Caterina in via Gemelli). Ai lati delle colonne, due bellissime cariatidi contribuivano al sostegno – visivo – della trabeazione. L’ordine superiore presentava un’apertura a lunetta ampia quanto la navata, al di sopra della quale correva il coronamento a lucerna di carabiniere che mostrava – nella parte centrale – il perfetto parallelismo con la modanatura della lunetta. Anche in questo caso il canone seguito per la lucerna era quello della cornice originata dalle due volute centrali, qui separate da una mensola che reggeva il basamento per la Croce. Il coronamento terminava ai lati in modo semplice, senza le due volute inverse. La suddivisione in tre specchi dell’ordine inferiore – quello centrale corrispondente alla navata e quelli laterali alle cappelle aperte tra i contrafforti – era un caso unico che consentiva ancor più facilmente di intuire quale fosse il rapporto tra la lucerna di carabiniere e la congiunzione nel prospetto tra la volta e i contrafforti a formare la caratteristica doppia inflessione.

Santa Lucia, resti del prospetto

La seconda lucerna di carabiniere nel quartiere Marina perduta in seguito ai bombardamenti del 1943 fu quella della chiesa di Santa Lucia, anche se l’edificio in realtà subì un crollo nella cupola e alcuni danni riparabili all’interno per lo spostamento d’aria provocato dall’esplosione della bomba irrotta dalla cupola, ed era pertanto perfettamente restaurabile, ma si preferì demolirlo per realizzare al suo posto una piazza, mai completata, con l’unico risultato che oggi al posto della Chiesa vi è un cantiere archeologico recintato al quale sono addossate le rovine della fiancata laterale destra con i vani superstiti di tre cappelle. Del prospetto sopravvive solamente il lato destro corrispondente al contrafforte, e consente di leggere le forme dell’originaria curvatura a doppia inflessione formante la lucerna di carabiniere, oltre al mostrare ancora l’intonaco originario rosso.

Prospetto della Chiesa di Santa Lucia (dal Fondo Lepori)

A documentare la forma della facciata prima della demolizione non interviene nessuna fotografia, in quanto le uniche immagini esistenti della Chiesa riprendono l’interno e gli altari delle cappelle laterali ma ci viene incontro un rilievo del prospetto, facente parte del Fondo Lepori dell’Archivio Storico di Cagliari. È dunque possibile constatare come la facciata fosse divisa in due ordini da una sottile modanatura (della quale sopravvive un frammento nella succitata porzione ancora esistente); nell’ordine inferiore si apriva il semplice portale non riquadrato da alcuna cornice, al di sopra del quale si apriva un ampio finestrone in asse, avente le stesse dimensioni del portale. Il coronamento a lucerna di carabiniere non presentava volute centrali e laterali, seguiva semplicemente l’andamento delle linee architettoniche dell’edificio e di interrompeva bruscamente al raggiungimento dei limiti di prospetto.

Anche nel quartiere Villanova una lucerna di carabiniere scomparve in seguito ai bombardamenti del 1943, mentre sopravvive ancora quella che forse è la più caratteristica tra quelle presenti nelle facciate cagliaritane. Si tratta del coronamento al termine della facciata dell’Oratorio del Santissimo Crocifisso, in piazza San Giacomo.

Oratorio del SS. Crocifisso

L’Oratorio venne costruito intorno al 1665 su un precedente oratorio quattrocentesco. Il bel prospetto è caratterizzato da un decorativisimo barocco mai eccessivo bensì sobrio ed elegante. Si presenta diviso in due ordini da un ricco fregio istoriato a bassorilievo con motivi vegetali a foglie d’acanto e due leoni affrontati all’Albero della Vita nella metopa centrale. L’ordine inferiore è diviso in tre specchi da lesene in trachite culminanti in ricchi capitelli compositi che sorreggono il fregio. Lo specchio centrale è di dimensioni contenute, mentre i due specchi laterali sono più ampi e presentano un portale ciascuno. Al di sopra dei portali si aprono due oculi ovali sorretti da mensole con rosette. La particolarità dei due portali (presenti anche nell’adiacente Oratorio delle Anime Purganti) rimanda alla tradizione romanica delle chiese a due navate, ma è dettata in questo caso da esigenze liturgiche. Nella controfacciata era infatti ospitato l’altare maggiore, trasferito nel XVIII secolo sulla parete di fondo in seguito a modifiche nello svolgimento dei riti liturgici. Il secondo ordine del prospetto è formato dal ricco fastigio costituito dalla lucerna di carabiniere originata – secondo il modello canonico – dalle due volute centrali e desinente nelle due volute laterali formate dall’arricciamento della modanatura, ma in questo caso alla lucerna di carabiniere si sovrappone un secondo fastigio mistilineo, raccordato alla lucerna da una mensola centrale che sorregge il basamento per la croce in ferro battuto. Al centro del coronamento si apre un finestrone quadrato ampio quanto lo specchio centrale dell’ordine inferiore, riquadrato da una cornice interrotta a metà degli stipiti (con un riferimento a modi ancora gotici) ed affiancato da due grandi rosette. Il risultato è dunque un sovrapporsi di due coronamenti differenti, posti uno sull’altro, senza prevaricazione visiva tra i due. Un rifacimento della volta ha purtroppo imposto una sopraelevazione della costruzione e dunque il doppio fastigio è a sua volta compreso in una facciata a capanna.

Oratorio del SS. Crocifisso: il coronamento con lucerna di carabiniere e fastigio mistilineo anteposto

 

San Domenico (incisione di Anna Marongiu)

Come detto in precedenza, nel quartiere Villanova era presente anche un’altra lucerna di carabiniere scomparsa in seguito ai bombardamenti del 1943, ed era posta a coronamento del piccolo ambiente di accesso alla vecchia chiesa di San Domenico, appunto rasa al suolo dalla devastazione bellica. Sebbene esistano foto dell’esterno della vecchia Chiesa di San Domenico, in particolare una splendida immagine custodita nell’Archivio Alinari, nessuna fotografia inquadra il vano di accesso alla Chiesa. Viene in nostro aiuto una bellissima incisione della compianta Anna Marongiu, realizzata dall’Artista cagliaritana nel 1940. Dalla sua incisione si può notare come il piccolo ambiente da cui si accedeva alla scalinata discendente verso la Chiesa presentasse un semplicissimo prospetto privo di modanature sia nel portale sia nel coronamento. Il coronamento però seguiva il ben noto modello della lucerna di carabiniere, qui utilizzata esclusivamente in veste decorativa in quanto – come è possibile osservare dall’incisione – il vano retrostante aveva una copertura a falde e non a volta. Al centro della lucerna si elevava un’alta croce in pietra, mentre il coronamento terminava lateralmente con due forme circolari richiamanti le tradizionali volute.

Al di fuori del centro storico, un’altra importante lucerna di carabiniere è presente nel bel prospetto della Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo a Pirri. La chiesa, sorta verosimilmente su un impianto di origini medievali, venne eretta nel XVI secolo, e in origine presentava una pianta a croce latina senza cappelle laterali. Dal 1619 vennero intrapresi lavori di ampliamento, a cui fecero seguito altri ingrandimenti nel 1652. Il prospetto risale a questa terza fase e si presenta diviso in due ordini da una trabeazione su fregio liscio sorretta da lesene con capitelli compositi, che dividono l’ordine inferiore in tre specchi.

Pirri, San Pietro Apostolo

Nello specchio centrale si apre il bel portale di gusto barocco con mascherone sulla chiave di volta della piattabanda, e un’ampia finestra centinata sorretta visivamente da un decoro vegetale a foglia d’acanto. Gli specchi laterali presentano tre ordini di aperture occluse sovrastate da due ampie nicchie che riprendono la forma del finestrone centrale. Il secondo ordine, sopraelevato rispetto alla volta retrostante (e dunque non originato dalle linee architettoniche dell’edificio se non come richiamo), è formato dalla sobria lucerna di carabiniere realizzata secondo il canone classico che prevede le due volute centrali, separate da una mensola rovesciata  che sorregge il basamento per la Croce in ferro battuto (di recente fattura). La lucerna di carabiniere termina agli angoli della facciata senza le due volute inverse. Al centro del coronamento è invece presente un oculo ottagonale polilobato: quest’ultimo elemento, non riscontrabile in altri edifici cagliaritani, ha una sua particolare simbologia, in parte perché originariamente era aperto verso il Cielo e ora appare occluso, ma soprattutto in virtù del numero 8 che per la tradizione cristiana rappresenta la Resurrezione.

Pirri, Chiesa di San Pietro Apostolo: il coronamento a lucerna di carabiniere

Dal XIX secolo in poi la lucerna di carabiniere tornerà ad imporsi anche come modello di coronamento in ambito funerario. All’interno del Cimitero di Bonaria sono infatti presenti numerose lapidi con il caratteristico coronamento a doppia inflessione. Sebbene il richiamo alla lucerna di carabiniere degli edifici ecclesiastici sia particolarmente manifesto, è invece molto più probabile per le lapidi funebri un’origine invero archeologica, difatti il rimando è alle antiche steli rinvenute nelle necropoli cittadine e delle quali si è parlato anche all’inizio dell’articolo.

Cimitero di Bonaria, esempi di lapidi con coronamento a doppia inflessione

Ma all’interno del Cimitero di Bonaria è presente anche una piccola cappella la cui facciata è una reinterpretazione semplificata di fine ‘800 della lucerna di carabiniere: si tratta della Cappella Piras-Cei, recentemente restaurata, che si presenta con un prospetto semplice e armonioso in un unico ordine nel quale il coronamento è sorretto dalle paraste basaltiche con capitelli ospitanti rosette. La modanatura che forma la lucerna di carabiniere (anche stavolta strettamente legata alla conformazione della copertura) è realizzata nello stesso basalto e di caratterizza per le volute centrali, esterne rispetto alla linea della cornice, sovrastate da una piccola palmetta oltre la quale è presente un’alta Croce anch’essa in basalto. Al di sopra dei terminali laterali del coronamento sono presenti altre due volute originantesi dall’arricciarsi della sima della cornice, alla quale sono raccordate da ulteriori palmette.

Cimitero di Bonaria, Cappella Piras-Cei

II percorso tra le lucerne di carabiniere cagliaritano termina qui, e spero che la lettura sia stata di vostro gradimento.
Un buon proseguimento.

Con l’occasione, visto che di recente ho ritrovato parti di altri miei articoli – o addirittura interi articoli – copia-incollati da persone che cercavano solamente dei like sui social senza nemmeno citare il sottoscritto autore dei testi e delle foto, ci tengo ancora una volta a precisare che tutto il materiale testuale e fotografico (ad esclusione delle foto d’epoca di pubblico dominio) è sottoposto a tutela tramite la piattaforma Patamu al Consiglio Nazionale del Notariato con prove di paternità e marcature temporali verificabili dai seguenti link: Testo dell’Articolo, Fotografie dell’Articolo. Qualunque violazione dei diritti d’autore su ogni mio articolo, non solo su quest’ultimo, e su ogni fotografia presente (incluse quelle d’epoca con inserimento di forme di evidenziazione dei dettagli) d’ora in avanti verrà perseguita legalmente e senza preavviso nei confronti di chi opera la violazione dei diritti d’autore.




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